ANIMA IN MOTO

di Alessandro Paolo Mantovani

I moti dell’anima del giovane writer KayOne correvano sulla linea Milano-New York a metà anni ‘80 dove i graffiti viaggiavano a bordo di treni metropolitani rappresentando una promozione itinerante delle opere di nuovi artisti. Forse non erano solo le loro opere in moto, ma ancora di più le loro anime, che desideravano ardentemente uscire dall’anonimato e affermare con coraggio la propria esistenza. A Milano erano in pochi all’epoca a seguire queste nuove tendenze artistiche, ma regalare emozioni attraverso il colore su muro, fu da subito chiaro come obiettivo primario da perseguire nei graffiti di KayOne. Il Graffitismo tende a far parte della vita della gente, diventando parte integrante dell’assetto urbano per il quale è creato, proponendo un’arte democratica, visibile a tutti e vissuta da tutti, condividendo le stesse sorti del luogo nel quale viene inserita. Arte come strumento di riqualificazione urbana, arte che torna a farsi decorazione della città, come avveniva in tempi lontani, con la differenza che oggi cambia il messaggio e il soggetto sul quale si opera. Palazzi e piazze lasciano il posto a muri solitamente anonimi, non esteticamente apprezzabili e di norma, lasciati al degrado delle nostre strade. Su questi muri di periferia comincia il percorso di KayOne e oggi a 30 anni dagli esordi tipicamente street, si aprono nuove prospettive e nuovi spazi per rappresentare il concetto del viaggio dell’anima. Il muro stradale viene decontestualizzato all’interno della Fondazione Pasquinelli con opere su tela che si presentano al fruitore in un trionfo di colori e materia. In alcuni dipinti si colgono riferimenti al genio di Leonardo, come ossequio al grande maestro che coglieva attentamente l’espressione dei volti e i gesti del genere umano per descrivere profondamente i moti dell’animo, la cosa più difficile da trasmettere attraverso la pittura secondo il maestro. Generare emozioni e stupore, questa la sintesi della missione di KayOne, mediante spaccati urbani riproposti su tela, con un mix di tecniche contemporanee, senza dimenticare però che la vera fruizione delle opere d’arte nel nostro tempo comincia per strada. L’origine della vita, rappresentata dalla spirale bianca al centro del quadro, abbraccia la poster art strappata da cartelloni abbandonati, il lettering da puro writing dialoga con gli stickers che fanno da contraltare alle colate di cemento e catrame stradale, mentre la resina vetrifica il tutto per donare vita eterna all’esplosione di luci e colori. KayOne spirito ribelle in perenne viaggio alla ricerca della destinazione ideale di approdo, per scoprire che la fine ispira solamente l’inizio di un nuovo moto dell’anima.

Leonardo da Vinci è considerato il fondatore della fisiognomica moderna. Nelle sue opere, l’espressione dei volti, i gesti e le posizioni del corpo sono la conseguenza visibile dei moti dell’animo. La rappresentazione, oltre quella dell’aspetto esteriore di un essere umano, anche del “concetto della mente sua”, ossia del pensiero e delle emozioni, attraverso i lineamenti del viso e il linguaggio del corpo e delle mani, studiati fin nei minimi particolari. Il viaggio nell’anima non può quindi che partire dalle affermazioni del grande Leonardo da Vinci nel suo sempre verde testo: “Trattato della pittura”, punto di riferimento ineludibile per la trattazione scientifica sull’intreccio tra passioni, espressione, carattere e vita. I moti dell’anima, come li definì il grande artista erano una componente essenziale della sua pittura. Una convinzione che Leonardo ha saputo esprimere in tutti i suoi dipinti, primo fra tutti il “Cenacolo”, lo splendido affresco che nel 1495 dipinse a Milano, nel refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie. Opera di cui la Fondazione Pasquinelli ospitava una scultura di Arrigo Minerbi ispirata proprio all’Ultima Cena.




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